Il pelo evidente che cresce tra la narice e il labbro superiore. Nella stragrande maggioranza dei casi è prerogativa degli uomini, dei quali rappresenta un carattere sessuale secondario.
La presenza di baffini nella donna può essere segno di uno squilibrio ormonale, provocato dal mancato assorbimento delle sostanze androgene, in particolare per un eccesso di testosterone e delta-4 androsterone rilasciato dalle ovaie. I baffi nella donna possono tradire una disfunzione delle ovaie di origine cistica o tumorale.
I baffi, nell'adolescenza maschile, si formano durante il periodo di sviluppo dei peli del volto.
C’è un ordine preciso in cui i peli del volto, durante il periodo della pubertà, appaiono di solito sulla faccia maschile:
- 1) i primi peli del volto che appaiono tendono a crescere sugli angoli del labbro superiore;
- 2) poi si estendono per formare dei baffi su tutto il labbro superiore;
- 3) questi sono poi seguiti dalla comparsa di peli sulla parte alta delle guance e sulla zona posta al di sotto del labbro inferiore;
- 4) infine si espandono ai lati e sotto il mento, e al resto della zona bassa della faccia fino a formare una barba completa.
Come con molti processi biologici umani, questo ordine specifico può variare a seconda degli individui.
La barba
è l'insieme dei peli, dalle guance al collo, la cui apparizione segna nell'uomo il passaggio dall'adolescenza alla virilità. Rappresenta uno dei caratteri sessuali secondari maschili.
In molte culture la barba rappresenta un vero e proprio elemento di espressione esteriore della dignità virile (come ricordano anche espressioni del tipo "l'onor del mento"). In altre la barba è indice di maturità e invecchiamento, per cui viene regolarmente tagliata.
Già presso gli antichi popoli Egiziani il radersi era considerato, oltre a una valida regola igienica, un dovere religioso. Infatti, proprio per questa usanza gli Egizi usavano vari rasoi contenuti in appositi astucci, rinvenuti anche dagli archeologi. I Semiti mesopotamici invece, solevano pettinare con accuratezza le loro barbe lunghe.
Jennifer Miller, donna barbuta
Durante l'era antica, anche a Sparta vi era l'usanza, di obbligare i codardi a far crescere la barba in un solo lato del viso, in modo che fosse facile distinguerli anche a distanza[senza fonte]. Nell'antica Grecia in un primo tempo venne ritenuta segno di forza e di virilità, finché durante l'età macedone si diffuse l'uso del rasoio e la barba rimase un attributo tipico dei filosofi e venne ripresa dall'Imperatore Adriano, amante della cultura classica. A lui si ispirarono anche alcuni suoi successori, come Marco Aurelio. Nell'antica Roma assunse una notevole importanza il rito della depositio barbae, ossia il primo atto di rasatura del giovanotto.
Proprio dall'iconografia del filosofo derivò, nell'arte paleocristiana, la figura del Gesù barbato (più antiche sono le raffigurazione imberbi), che divenne in seguito tipica fino ad oggi.
Presso gli Ebrei il taglio della propria barba veniva equiparato ad un atto sacrilego, invece il taglio di quella altrui era considerato un gesto di odio e di offesa.
In ambito islamico, poi, molti religiosi, cercando di assomigliare il più possibile al profeta Maometto (che la tradizione vuole avesse la barba), ritengono indispensabile per ogni buon credente lasciarsi crescere la barba. Essa è a tal punto divenuta simbolo di questa ostentazione religiosa che in molti paesi i fondamentalisti vengono detti "i Barbuti" per antonomasia.
Nel mondo bizantino e ortodosso la barba era l'attributo tipico dei religiosi: dopo il Grande Scisma del 1054 caratterizzò peculiarmente la Chiesa ortodossa, tanto che ancora nel XV secolo ci si scandalizzava che il cardinale latino cattolico Giovanni Bessarione portasse la barba
Se nel Trecento in Italia la barba era portata esclusivamente da uomini di legge e dagli anziani, solo due secoli dopo tornò di moda, e nel Seicento barba e baffi subivano il trattamento con ferri caldi per essere arricciati, e venivano unti e profumati con olio di cedro e di gelsomino.
La moda settecentesca della parrucca richiese la pelle rasata e si dovette attendere il periodo risorgimentale per un ritorno di fiamma della barba, a cui venne attribuito, questa volta, un significato politico.
L'uso ortodosso della barba si trasmise nella Russia prerivoluzionaria, dove la barba veniva fatta crescere in segno di virilità, e il danneggiamento dell'altrui barba era inoltre considerato reato punibile con una cospicua somma.
Secondo un'antica leggenda popolare farsi la barba a Berlino, città nota per i suoi eccellenti barbieri, porta fortuna.
Nel mondo contemporaneo il radersi o il farsi crescere la barba è legato alle mode e al gusto personale. Un revival come fenomeno di costume della barba si ebbe negli anni Settanta, quando veniva vista (assieme ai capelli lunghi per gli uomini) come segno di ribellione alle consuetudini e ai valori borghesi. Il taglio della barba
Il taglio della prima barba era presso i romani un vero e proprio solenne rito (depositio barbae) di iniziazione del passaggio dall'adolescenza alla giovinezza. La lanugo appena tagliata veniva conservata in una pisside, d'oro per i più ricchi come Trimalcione, di altri materiali per i meno abbienti, e offerta agli dei.
All'obbligo sociale di radersi potevano sottrarsi solo i filosofi e i soldati; anche gli schiavi erano costretti dal loro padrone a farsi radere da un tonsor, pubblico o più economicamente da un servo della casa. Certo è che nessuno si radeva da solo: curiosamente si sono trovati molti rasoi risalente all'età preistorica o etrusca ma quasi nessuno dell'età romana: questo perché mentre quelli più antichi erano in bronzo e si sono conservati quelli romani erano in ferro e sono stati consumati dalla ruggine.
Questi rasoi in ferro, benché ci si sforzasse di affilarli il più possibile, venivano poi usati sulla pelle nuda del malcapitato senza alcun uso di sapone o altri unguenti: tutt'al più si spruzzava il viso da radere con dell'acqua. Rari erano i barbieri che non sfregiassero regolarmente i loro clienti tanto da essere celebrati dai poeti che come Marziale celebrano con un epitaffio il famoso tonsor Pantagato ormai defunto.
La barba e i capelli dell'imperatore Adriano
Ma per gli altri, che non fossero clienti di Pantagato, radersi era una sofferenza: vi erano barbieri lentissimi nella rasatura per non tagliare i loro clienti, tanto che Augusto nel frattempo poteva dedicarsi al suo lavoro scrivendo o leggendo.
Il tormento della rasatura era tale che quando l'imperatore Adriano, all'inizio del II secolo, si dice per nascondere la brutta cicatrice di una ferita, si fece crescere la barba, la gran parte degli imperatori e del popolo romano lo imitarono per i centocinquant'anni seguenti con profondo sollievo, senza alcun rimpianto per quella tortura che avevano sopportato per due secoli.
Barba, baffi e brillantina: le tre "b" del vecchio barbiere...
L'antico mestiere del barbiere, ma non di quello che esercitava nel salone alla moda che si poteva trovare in una grande città, bensì l'artigiano della barba o meglio l'arrotino dei baffi e lo stilista del capello brillantato... eheheh... perciò partendo dai miei ricordi e dalle storie narrate da qualche anziano compreso il mio adorato nonno e attraverso i suoi oggetti ormai gelosamente custoditi fra le cose più care e che in molti oggi amano collezionare (rasoi, affila rasoi, forbici, calendarietti da barbiere, lamette, vaporizzatori per acqua di colonia, eccetera), cercherò di ripercorrere dei trascorsi di vita, usi e costumi che ruotavano intorno a quest'arte secolare.
Nel piccolo paesino l'operato del barbiere era considerato un lavoro di tutto rispetto, era in uno scalino intermedio tra le varie professioni esercitate, poco sotto il medico condotto e il sindaco del paese e sopra i ceti sociali più umili. Nonno era si un contadino, ma si arrangiava anche in questo mestiere. Non aveva una bottega sua, come non l'aveva quando alternava questa prestazione d'opera a quella di ciabattino... disponeva però di tutti gli attrezzi utili per l'uno e per l'altro... e per altro ancora... ma si potrebbero scrivere almeno altre dieci storie. Perciò, tralasciando nonno e la sua arte d'arrangiarsi, racconterò del signor "Peppino" vero e unico barbiere del paese a quei tempi.
Non che si osservasse rigorosamente il turno di chiusura, che fin da che ci si ricorda è sempre stato il lunedì, ma quello era il giorno di riposo che veniva subito dopo la domenica, quando, passata la festa si tornava tutti ai propri lavori e molti si spostavano fuori dal proprio nucleo abitativo per diverse decine di chilometri e quindi per l'intera settimana. Il sabato successivo, o l'altro ancora, al rientro degli operai o dei contadini che erano andati a fare la "stagione" del momento, il primo contatto con la civiltà si aveva dal barbiere.
Ci si ritrovava per la toletta completa, barba, baffi e brillantina... ma anche per discutere di fatti accaduti nel frattempo nella piccola comunità e raccontare le proprie esperienze avute durante il periodo di assenza forzata, nonché le storie fantastiche narrate dai più anziani. Tra un cliente che si alzava dalla poltrona all'altro che si sedeva su sollecito del barbiere all'intonazione di "sotto il prossimo", mentre lo stesso sventolava la medesima tovaglia appena utilizzata per il precedente cliente, poteva capitare di intonare una canzone popolare accompagnata dal suono di una fisarmonica. Come succedeva che in un tavolo in un angolo si giocasse una partita a carte.
Per risparmiare, molti clienti la barba la facevano da soli in casa ma poi si faceva comunque un salto da Peppino per il periodico taglio di capelli, facendosi pettinare allaUmberto o alla mascagna. Il locale di Peppino era alquanto squallido in verità. Una poltrona al centro e uno specchio di fronte. Un piccolo tavolo con un recipiente smaltato colmo d'acqua dove puliva i pennelli (l'acqua corrente arrivò solo qualche anno più tardi) e tre o quattro rasoi allineati in bella vista. Qualche sedia in ordine sparso e il piccolo tavolo per le partitelle di carte occasionali di cui sopra. Una piccola tenda arricciata divideva la stanza da un piccolo retrobottega e una mensola su una parete metteva in bella mostra le bottiglie lavorate con l'acqua di colonia... non so perché ma quel profumo intenso mi ha sempre disgustato... Un bel giorno Peppino uscì fuori di testa... si fa per dire... eheheh... e dopo una bella ripulita al locale fece una festa per inaugurare il nuovo locale. Era arrivato il progresso: acqua corrente, ben due lampadine di fianco allo specchio e una moderna poltrona girevole in similpelle rossa! Il tavolo da gioco era sparito, una bella radio nuova fiammante trionfava al posto del catino d'acqua, rasoi luccicanti e il lavabo per fare lo shampoo!
Tutto nuovo, tutto più funzionale e igienicamente parlando, qualche accortezza in più, ora era una bottega quasi di classe. Niente più bivacchi e racconti, restava solo il fugace saluto e una stretta di mano al tanto indaffarato nuovo barbiere (il figlio di Peppino aveva preso il suo posto nella nuova gestione), che quando non era occupato con forbici, pennelli o rasoi, era intento a leggere il giornale evitando l'invito ad entrare se non espressamente per la barba o un taglio di capelli. Era finita un'epoca... ora ci si ritrovava più al bar dove avevano appena installato il primo apparecchio televisivo... ed era anche finito il tempo di ascoltare le storie raccontate dagli anziani!
Quello che resta oggi, come di altri mestieri, per chi non ha la fortuna dei ricordi personali, sono i piccoli oggetti che ci raccontano straordinari spaccati di vita. Oggetti a volte visti con una certa nostalgia e forse per questo amiamo soprattutto ricercarli e collezionarli o più semplicemente perché veniamo rapiti da una sensazione che quel determinato oggetto può trasmetterci.
Nessun commento:
Posta un commento